Internazionalizzazione per le Piccole-Medie Imprese

INDICE

  • Il contributo delle PMI all’export italiano
  • 5 falsi miti sull’internazionalizzazione che rallentano la crescita delle PMI italiane

Il contributo delle PMI all’export italiano

Anche le Piccole-Medie Imprese devono credere e guardare all’internazionalizzazione. Gli ultimi dati Eurostat relativi alle esportazioni dei vari Paesi affermano che le PMI italiane producono il 53% del valore delle esportazioni nazionali, una quota che supera di circa 30 punti percentuali quella delle omologhe tedesche e francesi, e di circa il 20% quelle spagnole.

Un dato che smentisce l’idea che solo le grandi aziende possano affrontare con successo i mercati internazionali e che evidenzia non solo la capacità delle PMI di competere oltre confine, contribuendo in modo strutturale alla tenuta e alla crescita del Made in Italy, ma anche la centralità del processo di internazionalizzazione nella strategia economica del Paese.

Tuttavia, nonostante le opportunità e i risultati concreti, molte PMI esitano a esportare o ad avviare un percorso verso i mercati esteri, bloccate da una serie di convinzioni sbagliate e resistenze culturali.

Esistono infatti falsi miti sull’internazionalizzazione che continuano a circolare, frenando le potenzialità di crescita internazionale delle imprese italiane.
In questo articolo analizziamo i 5 principali falsi miti sull’internazionalizzazione e l’export che ostacolano lo sviluppo internazionale delle PMI italiane e offriamo spunti concreti per superarli, grazie anche agli strumenti messi a disposizione da Progetto SEI e alle opportunità presenti nei mercati ad alto potenziale.

5 falsi miti sull’internazionalizzazione che rallentano la crescita delle PMI italiane

1. Internazionalizzare significa delocalizzare

Molte PMI italiane confondono ancora l’internazionalizzazione con la delocalizzazione produttiva, temendo di perdere il controllo sulla qualità o di snaturare l’identità aziendale.
In realtà, l’internazionalizzazione e l’export sono un’estensione del mercato, non una fuga dal territorio.

2. Esportare è troppo costoso e complicato

Molte PMI rinunciano a esportare per timore di costi proibitivi e burocrazia.
Ma grazie a fondi agevolati, servizi camerali e assistenza pubblica, oggi internazionalizzarsi è più accessibile che mai.

3. Serve conoscere perfettamente la lingua e la cultura locale

Se è vero che una sensibilità culturale aiuta, è altrettanto vero che oggi esistono strumenti, fiere internazionali e piattaforme digitali che facilitano l’accesso a nuovi mercati, anche senza padroneggiarne ogni sfumatura.

4. Basta avere un buon prodotto, il resto viene da sé

La qualità è solo uno dei fattori di successo.
Servono strategia, posizionamento, canali distributivi mirati e comunicazione efficace.
Il falso mito dell’autosufficienza del prodotto frena molti tentativi di internazionalizzazione.

5. Non c’è domanda all’estero per ciò che produciamo

I dati ISTAT e MAECI dimostrano il contrario: settori come agroalimentare, meccanica, moda e design hanno spazi di crescita in mercati anche non tradizionali.
Spesso è la scarsa conoscenza dei trend di domanda internazionale a far nascere questo falso mito.

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FONTI

Eurostat.eu