Export agroalimentare: nel 2024 vale quasi l’11% dell’export totale italiano
INDICE
- Un settore strategico per l’economia nazionale
- Europa, Stati Uniti e Asia
- La minaccia dei nuovi dazi americani
Un settore strategico per l’economia nazionale
Nonostante un panorama internazionale segnato da incertezze geopolitiche, rialzo dei costi energetici e rallentamenti della logistica globale, il 2024 ha rappresentato un anno da record per le esportazioni agroalimentari italiane. Il settore ha infatti raggiunto un valore complessivo di quasi 70 miliardi di euro, pari al 10,8% dell’export nazionale, confermandosi uno dei comparti più dinamici e resilienti del Made in Italy. Assieme a un valore di crescita del 7,5% rispetto al 2023, questi dati sono testimonianza di una competitività crescente sui mercati internazionali, grazie a qualità, tradizione e innovazione.
Il comparto alimentare e delle bevande si rivela così un pilastro fondamentale della bilancia commerciale italiana, contribuendo in modo crescente alla crescita del PIL.
Europa, Stati Uniti e Asia
Il mercato europeo resta il principale sbocco commerciale per i prodotti agroalimentari italiani, con un valore di oltre 40 miliardi di euro, pari al 57% dell’export del settore. La Germania si conferma come la prima destinazione europea dell’export agroalimentare italiano, con 10,6 miliardi di euro di fatturato nel 2024. Seguono Francia (7,5 miliardi) e Spagna (3 miliardi), confermando un forte radicamento commerciale nel continente.
Oltre l’Europa, gli Stati Uniti rappresentano il secondo sbocco commerciale dopo la Germania: 1 prodotto su 10 è destinato alle tavole americane. Negli ultimi anni, l’export agroalimentare verso gli USA ha raggiunto la quota di 7,8 miliardi di euro, ricoprendo il 15% del totale delle esportazioni italiane.
Sempre guardando ai Paesi Extra-UE, il Made in Italy alimentare gode di una reputazione in forte ascesa in Paesi come Cina (+13% nel 2024), Giappone (+12%) e Corea del Sud, che ha registrato un incremento record del +74% dal 2020 a oggi.
La minaccia dei nuovi dazi americani
Nonostante le performance da record, il settore agroalimentare italiano si trova ora a fronteggiare una possibile battuta d’arresto. Secondo le prime stime, i dazi annunciati dall’amministrazione Trump (momentaneamente sospesi) potrebbero colpire l’export italiano fino all’8% in valore, con impatti sul PIL compresi tra -0,3 e -0,7 punti percentuali, interessando anche alcuni prodotti agroalimentari europei. A fronte di queste minacce, un recente sondaggio di Unioncamere e Studio Tagliacarne, ha rilevato che sette aziende su dieci hanno già iniziato a mettere in atto strategie di risposta dimostrando forti capacità di adattamento e resilienza. Inoltre, il 43% delle imprese considera le Camere di Commercio un valido punto di riferimento per l’accesso ai mercati esteri e la metà ritiene che possano continuare a essere un supporto fondamentale per affrontare le sfide future, soprattutto per le piccole imprese.
In questo scenario incerto, iniziative come Progetto SEI e il supporto delle Camere di Commercio italiane riconfermano il loro ruolo nell’aiuto alle PMI per rafforzare la propria presenza su mercati alternativi, migliorare il posizionamento competitivo e limitare l’esposizione a politiche protezionistiche.
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FONTI
Report Agrimercati 2025, ISMEA
Elaborazione dati ISTAT
